sottoprodotto

nè prodotto nè rifiuto

piegature 19 giugno 2009

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cigno

Ultimamente mi sto cimentando nel creare origami, “l’arte di piegare la carta”, secondo definizione. Prendo un foglio di carta (rigorosamente quadrato) e comincio a seguire il diagramma in 14 fasi (scoperto in Internet) fino a realizzare un bellissimo cigno con le ali dispiegate. Ormai conosco i passaggi a memoria dunque la piegatura mi risulta un’attività particolarmente piacevole e rilassante benché inflessibile nella sua flessibilità!

In breve mi ritrovo circondato da molteplici cigni tutti tra loro uguali ma differenti allo stesso tempo, com’è possibile?

Sulla carta (lapsus!) seguo un modello perfetto, geometrico, dei passaggi da seguire. Un quadrato piegato simmetricamente in due parti diventa un triangolo, necessariamente. Anche con la carta, questo passaggio si esegue facilmente. Il problema nasce dal fatto che a questo passaggio solitamente ne segue un secondo (per giunta abbastanza simile al precedente) e poi un terzo e così via. Il foglio di carta comincia a acquisire uno spessore che sulla carta (cioè sul modello bidimensionale) non viene preso in considerazione.

Ad ogni modo, effettuata l’ultima piegatura, mi ritrovo tra le mani una riproduzione più o meno fedele del modello seguito.  La sua bellezza (dunque la mia soddisfazione) mi è data dal grado di aderenza del mio cigno al modello seguito, ma non solo: il manufatto ha una bellezza evocativa di per sé, la sua unicità appunto, ma che non è qui il caso di indagare esteticamente.

Ho cominciato con questa pratica in ufficio, dove, malgrado il livello tecnologico e di “ecosensibilità“ raggiunti, si continua a produrre moltissimi documenti di carta. Carta che quando non viene archiviata diventa rifiuto, dunque destinata a diventare nuovamente carta da stampa o forse cartone ma più probabilmente cenere.

In quei fogli stampati, la società umana, da semplice astrazione quale è, (ri)produce un fatto reale (più o meno concreto), materializzandosi. Qualche volta mi approprio di questa materia e, piegandola, finisco per attribuirle uno scopo differente da quello per il quale era stata prodotta.

In tal senso, i miei origami possono essere considerati un sottoprodotto della società!